Ma non bastava Facebook?
Facebook si è imposto nella nostra vita quotidiana, è diventato quasi una infrastruttura della conoscenza, uno strumento potente a disposizione delle persone, dei gruppi sociali e delle aziende.
Il blog è una cosa diversa, nonostante sia parte di un web prima versione. Qualcuno infatti parla del blog come del web 1.5, un po’ a cavallo tra il vecchio modo di condividere i contenuti, che arrivavano dall’alto e tutto finiva lì, e il web 2.0, orizzontaleverticaleobliquo dove tuttiparlanocontutti.
La verità è che il blog è tuo, lo crei e lo gestisci tu. I contenuti sono i tuoi e sono tuoi. Puoi decidere di condividerli in modo aperto (come è il caso di questo blog, marchiato creative commons), oppure di mettere il copyright. Ma questo lo decidi tu, perché il blog lo crei a tua immagine, secondo i tuoi interessi e il tuo modo di vedere il mondo
Facebook no. Tu sottoscrivi e accetti un contratto e stai alle regole del gioco. E’ uno strumento straordinario, ma non può essere tuo.
Dietro Facebook c’è un’azienda che fa profitti, dà lavoro, crea indotto, investe e innova ed è un fatto sociale estremamente positivo.
Ma il blog è un pezzo di artigianato e ricorda, nel suo costringerti a lavorare di forbici e di ago e filo, quel bricolage tanto caro a Claude Levy-Strauss, che lo concepiva come il modo in cui le persone e le culture ricreano cultura attraverso gli oggetti della vita quotidiana.
E poi il blog è tuo ed per per questo che ne ho realizzato uno.
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