Migrazioni: non è una crisi transitoria
Morti, genocidi, guerre, fame e migrazioni ce ne sono sempre stati. La nostra commozione di oggi dipende molto dalla comunicazione e anche dal positivo effetto di consapevolezza che deriva dalla pervasiva diffusione dei social.
Ma la vera notizia è questa. Non stiamo parlando di un problema transitorio, ma di una realtà di lunga durata di cui non possiamo conoscere l’assestamento perché sono troppe le variabili in campo. Infatti non ci sono nel mondo solo guerre e genocidi: è passato un po’ in sordina la notizia che Facebook ha raggiunto la cifra di 1 miliardo di contatti in un solo giorno, ovvero una persona su 7. Difficile pensare che nel mondo si possa nascondere qualcosa o fermare il desiderio di migliorare la propria condizione di vita.
Quello che è certo è che questo fenomeno, comunque la si pensi, non è reversibile e se questo è vero, e io la penso così, non bastano generiche dimostrazioni di empatia, fermo restando che indignarsi non è solo giusto ma anche necessario.
Occorre cominciare a capire che cosa fare concretamente aldilà di una generica solidarietà.
Il primo impatto di questo è verso i nostri processi sociali: nella nostra vita sociale quotidiana non è previsto il che-cosa-faccio-se mille persone entrano in città senza documenti e denaro. E’ un problema di assistenza, ma anche organizzativo, culturale, di ordinaria burocrazia, di budget (ovvero di previsione di risorse), di lavori da offrire e creare a vantaggio di tutti. E’ quindi un problema di politica, nazionale e locale, e pertanto è soggetto a interpretazioni, scontri, ritardi.
Cosa possiamo fare a livello locale? Quali competenze, conoscenze, risorse in termini di tempo e persone possiamo mettere in campo come amministrazione e come società civile?
Questo è un problema, ma come tutti i problemi può diventare, se nascondere le difficoltà immense, una straordinaria opportunità, in termini di ricchezza culturale, benessere, felicità.
Se lo vogliamo.
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/pentagono-crisi-migratoria-durera-20-anni.aspx
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